MARZIO G. MIAN ha fondato insieme con altri giornalisti internazionali la società non profit The Arctic Times Projectcon sede negli Usa. In Italia fa parte di The River Journal, progetto di racconto multimediale attraverso i grandi fiumi del mondo. Collabora con Rai, Sette, Il Giornale, GQ, L’Espresso. È stato per sette anni vicedirettore di Io donna, il femminile del Corriere della Sera. Ha realizzato inchieste e reportage in 56 paesi. Autore di teatro, ha scritto un libro sulle guerre balcaniche: Karadzic, carnefice psichiatra poeta  (Mursia, 1996).

 


MOTIVAZIONE

ad oggi l’Artico è stato una parte di mondo a sè, visitarlo era un’impresa per pochi,soprattutto nessuno pensava seriamente di andarci a lavorare, a meno che non vi fossero ragioni molto particolari. Oggi le ragioni particolari in questione sono aumentate, noi neanche sappiamo a quali trasformazioni epocali è soggetto. Intanto L’Artico si sta restringendo; gli astronauti che lo fotografano dallo spazio notano che è sempre meno bianco e più blu, a causa del riscaldamento globale che nel Grande Nord è  doppio rispetto al resto della  terra. Ben venga quindi il lavoro di Marzio G. Mian, che ha fondato con altri giornalisti internazionali la società non profit “The Artic Times Project”, con sede negli USA.  Dopo aver realizzato inchieste e reportage in tutto il mondo, si è concentrato sull’Artico e da questo piccolo splendido libro si apprende come vivono i giovani che lavorano lassù, spesso coinvolti in progetti di ricerca di altissimo livello, dato che l’Artico è l’unica area del mondo ancora non sfruttata e che nasconde risorse pari al valore del’intera economia statunitense. Si aggiungono nuove rotte mercantili, perchè si sono formate  ampie e pescose regioni marittime che prima non c’erano, quindi  si tratta  in sostanza di una vera e propria corsa coloniale per coloro che intendono realizzare imponenti infrastrutture per le estrazioni. Gli inuit in tutto questo  sono letteralmente assediati. Mian non è un teorico dell’artico, è palese dai suoi racconti che lo ha eplorato in prima persona, dalla Groenlandia all’Alaska, dal Mare di Barents allo Stretto di Bering, con l’intento lucido di descrivere al mondo la battaglia per la conquista dell’ universo bianco.

Si parla tanto della Cina in questo periodo ed è opportuno che si sappia  che essa punta con ogni mezzo a espandere le sue abizioni globali nel Grande Nord: allo stesso tempo anche Putin non scherza, l’Artico ce l’ha sottomano e usa spie, basi e testate nucleari. Non sappiamo se con questo libro l’autore volesse solo informarci o forse anche spaventarci, ma è certo che alle nostre latitudini  non abbiamo un’idea precisa di che cosa bolla in pentola: Mian con il suo libro, ben scritto ed estremamente interessante, lo fa, usando le regole di ferro del buon giornalismo.

Elisabetta Strickland